Nessuno si sarebbe aspettato la Lazio di Mister Marco Baroni proporre un calcio così offensivo e i risultati in queste prime uscite ufficiali sono sotto gli occhi di tutti: nelle 6 partite in Serie A e nell’unico match giocato fino a questo momento in Europa League, la Lazio ha realizzato la bellezza di 15 goal con una media di 2,14 reti a partita. L’allenatore fiorentino nel precampionato estivo ha lavorato molto per risolvere la sterilità offensiva che la scorsa stagione ha accompagnato la Lazio per tutto il campionato ed è per questo che ha deciso di puntare su una squadra molto offensiva composta da due terzini di spinta, due esterni d’attacco e due attaccanti supportati da una cerniera di centrocampo molto solida capace di reggere il reparto offensivo. Il calcio di Baroni prevede una squadra molto mobile e in continuo movimento con un pressing a tutto campo che vada a riempire l’area avversaria con tanti giocatori nella fase offensiva e fino a questo momento la squadra ha trasmesso sul campo tutti questi concetti del tecnico toscano. Dall’altro lato della medaglia questo atteggiamento così spregiudicato e coraggioso ha fatto si che, giocoforza, la difesa venisse perforata di più rispetto alle ultime stagioni ma Baroni ha accettato questo rischio sapendo che questa squadra per ritrovare la via del goal aveva bisogno di essere libera mentalmente per poter esprimere tutto il suo potenziale offensivo. Tanti tifosi, soprattutto quelli che hanno vissuto in prima persona gli anni ’90, in questo inizio di stagione vedendo la Lazio attuale si sono chiesti se la macchina del tempo non fosse tornata indietro di 30 anni e più precisamente al periodo con il boemo Zdenek Zeman sulla panchina della squadra biancoceleste e, numeri alla mano, è proprio così visto che nel campionato 1994/1995 la Lazio aveva segnato 13 goal nelle prime 6 giornate e 12 goal nella stagione 1995/1996. E allora, bentornata Zemanlandia o meglio Baronilandia.